Storia

Sant’Ignazio nasce in Spagna nel 1491 e fu dichiarato Santo nell’anno 1622. I Gesuiti avevano già un collegio a Torino ed una piccola casa a Lanzo, ma, chi fece conoscer il santo in queste valli fu soprattutto un sacerdote , il parroco di Mezzenile Don Giovanni Battista Teppati, il quale con l’aiuto del fratello, anch’esso sacerdote, diffuse la devozione a Sant’Ignazio egli innalzò anche un altare nella sua rinnovata chiesa parrocchiale. Nel 1626, un invasione di lupi portò il terrore nella bassa valle, giacché essi non assalirono solo i greggi di pecore, ma sbranarono alcuni bambini al pascolo che ne tentavano una impari difesa. Si fece allora una novena insistente di processioni e di messe cantate al nuovo santo e i lupi fuggirono nell’alta montagna. I bimbi e le greggi erano li cose più care di quei montanari, il vederli salvi suscitò una grande devozione a sant’Ignazio come protettore dei loro bambini. Fecero allora voto di imporre il suo nome ai primogeniti e decisero di erigergli una chiesa sul monte Bastia, che poteva così essere vista da lontano da tutta la bassa valle, specialmente da Mezzenile, da dove era partito l’impulso alla devozione e suggerire in tal modo l’invocazione al Santo nel momento del pericolo. Sant’Ignazio diede una concreta risposta al loro fervore apparendo, non molto tempo dopo, ( 1630) proprio nel luogo scelto per la futura cappella ad una contadina di Tortore e poi a suo marito. E’ facile immaginare l’entusiasmo si diedero allora alla costruzione della chiesa promessa e il tripudio con cui veniva celebrata in seguito dopo la sua erezione la festa di Sant’Ignazio. A sottolineare maggiormente l’aspetto della protezione sui bimbi, in quell’occasione, quei bravi montanari si prendevano sulle spalle le culle dei figli nati nell’anno e le portavano lassù. Le allineavano davanti alla chiesa e il sacerdote passava a benedire coll’acqua di Sant’Ignazio tutti i piccini. Si accorsero presto, però, che la Chiesa da loro eretta sul modello delle tante cappelle dei loro monti non era proporzionata all’affluenza dei devoti che nel giorno della festa erano parecchie migliaia. Regalarono pertanto nel 10676 la punta della montagna ai Gesuiti nella speranza che costruissero una chiesa “degna di tanta devozione”. E il santuario sorse in una forma originale: a croce greca, con in mezzo intatta, per un altezza di 5 metri, la punta rocciosa del monte con sopra la statua del santo e addossato alla roccia l’altare. La chiesa aveva quattro porte, una per ogni lato, e un porticato attorno in modo che si evitavano gli ingorghi di chi entrava e usciva nella folla enorme che accorreva per la festa. I devoti compivano processionalmente nove giri attorno alla chiesa ( la novena grande ) e poi nove giri attorno alla roccia centrale ( la novena piccola) invocando l’aiuto del santo e ottenendo grazie e miracoli, raccolti e descritti in libri diffusi in ogni dove e testimoniati con i soliti ex voto.

Alla soppressione della compagnia di Gesù (1773) sembrava che il gran fuoco della devozione dovesse spegnersi. I beni dei Gesuiti passarono ai singoli governi. Ma, il demanio piemontese, dopo pochi anni, nel 1789, cedette il santuario all’Arcivescovo di Torino e questa cosa diede origine ad una interessante trasformazione, che portò il santuario ad inserirsi ancor meglio nella spiritualità ignaziania facendolo diventare una grande casa di esercizi spirituali, che, nel giro di pochi anni, divenne una vera fabbrica di santi.

Gli iniziatori furono due pii sacerdoti : l’abate Luigi Guala e il ven.Pio Brunone Lanteri. Essi notarono che il luogo, così isolatofra cielo e terra, permetteva un grande raccoglimento, favorito, inoltre, dalla bellezza del posto e dagli stupendi panorami che mettevano a contatto con la natura e col Creatore. Quella devozione poi,cosi viva al santo inventore degli esercizi spirituali, lo rendevano veramente un luogo ideale per essi. L’Arcivescovo di Torino mons. Giacinto della Torre approvò l’idea, fece fare dal parroco di Lanzo un primo adattamento e nel 1807 il Guala ed il Lanteri vi predicarono i primi corsi di esercizi. In seguito fu data al Guala l’amministrazione del Santuario. Egli trovò generose benefattrici a Torino, dove era rettore della chiesa e dell’annesso Convitto di San Francesco d’Assisi per i giovani preti, e, a poco a poco, anche ad opera dei successori, si costruì a semicerchio attorno al santuario una vasta casa capace di 90 letti, ben arredata con mobili in stile neoclassico, e si apri perfino, sempre a spese del santuario, la strada di tre miglia, per potervi accedere da Lanzo, che fu la prima carrozzabile aperta in valle…..

Nel 1947, la gestione del santuario, tenuta fino ad allora dai rettori del Convitto Ecclesiastico Torinese, passò ad una associazione diocesana, intitolata a San Massimo……

Dopo il CVII, il gruppo del Santo e degli angeli, che troneggiava nel mezzo della Chiesa, fu spostato al fondo e,sulla roccia viva del monte, fu posto il nuovo altare volto al popolo, che così è diventato il vero centro del Santuario……..

( tratto dall’opuscolo sul Santuario di Sant’Ignazio di Mons.Giovanni Pignata che fu Rettore del Santuario per lunghi anni)

Il Santuario ha ospitato i grandi santi e beati torinesi, tra i quali San Giovanni Bosco, San Giuseppe Cafasso, San Leonardo Murialdo, i beati Giuseppe Allamano, Michele Rua, Federico Albert, Clemente Marchisio, Francesco Faà di Bruno e tanti altri.

Dal 2013 Il Santuario e l’annessa casa di spiritualità sono gestite da un Direttore (sacerdote diocesano) con la collaborazione di alcuni Diaconi permanenti della diocesi di Torino